venerdì 13 febbraio 2009
Imminenti le elezioni per l'assemblea regionale, contese tra Soru e Cappellacci. Nel Pd tentazione del voto disgiunto che favorirebbe il Pdl. Aiutato anche dal Partito sardo d'Azione che, per la prima volta, sceglie il centrodestra.
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«Meglio Soru» ripete a Silanus, spiegando agli agricoltori che «c’è una strategia a dire che tutto va male perché così diamo a qualcuno la nostra isola». «Meglio Soru» insi­ste a Macomer mentre annuncia a­gli operai che la loro fabbrica «rina­scerà ». A due giorni dalle elezioni re­gionali, Renato Soru ha girato alme­no la metà dei comuni dell’isola, tra­sformando in un réfrain il suo stori­co slogan. In sardo significa 'meglio solo' e gli si attaglia talmente bene che tra i maggiorenti del Pd sardo sta crescendo la tentazione di la­sciarlo davvero solo, facendo votare la lista di partito ma non il candida­to. La legge lo consente, con tante grazie da parte dei 'minori' - il so­cialista Peppino Balia e gli indipen- dentisti Gavino Sale, dell’Irs, e Gian­franco Sollai, di Unidade indipen­dentista, che in condizioni normali non andrebbero oltre lo zero virgo­la - e del vero sfidante, quell’Ugo Cappellacci scelto personalmente da Berlusconi. «Il voto disgiunto non appartiene al­la tradizione dei militanti del Pd» ci risponde piccato il commissario del partito democratico, Achille Passo­ni. L’ex sindacalista della Cgil, ap­plicando la regola delle due legisla­ture, ha permesso al governatore di liberarsi della vecchia guardia in Consiglio re­gionale, la stessa che nel 2004 lo acclamava come l’alternativa lib-lab al Cavaliere e che è stata travolta dal suo decisio­nismo, con corollario di elezioni anticipate. Gli 'strappi' sono stati nu­merosi. Come quando ha imposto un piano paesaggistico che trasfe­risce dai Comuni alla Re­gione il potere di auto­rizzare le nuove costru­zioni fino a due chilo­metri dalla costa; o ha ri­mescolato le carte della sanità imponendo diri­genti 'stranieri', cioè non sardi; o quando ha smantellato la macchina della formazione pro­fessionale, rompendo con i sinda­cati. Oppure, come quando ha spa­rigliato le alleanze storiche tra i vari Cabras, Soro, Spissu, Ladu, Sanna, Fadda… «Soru – spiega Pietro Sod­du, uno dei padri nobili del Pd sar­do – sconta un deficit di rapporto con la struttura dei partiti e delle as­sociazioni che è anche il frutto del­le regole istituzionali». Enrico Letta, il leader nazionale più vicino al go­vernatore, ieri a Cagliari rassicurava così la base: «Soru farà tesoro dell’e­sperienza di questa legislatura, le tensioni non torneranno». In realtà, il governatore coltiva que­sto isolamento perché solletica gli umori profondi del popolo sardo e potrebbe fare la differenza nelle ur­ne. Marina gli appuntamenti con i leader nazionali dell’alleanza (Pd, Prc, Idv, Comunisti italiani, La Sini­stra e Rosso Mori), perché, fa sape­re, aveva già preso un impegno con i pastori barbaricini. Ai quali si pre­senta rigorosamente in giacca di vel­luto… Veltroni, che interverrà sta­mane a Cagliari, non sa cosa augu­rarsi: una sconfitta costituirebbe u­na débacle, ma una vittoria del Quinto Moro sarebbe un terremoto. Lo chiamano così Bachisio Bandinu e Salvatore Cubeddu nello studio che descrive il 'sorismo' cioè il pre­sidenzialismo sardo, nato e cresciu­to con lui, come «un modo partico­lare di intervenire nell’economia at­traverso lo stretto controllo legisla­tivo del territorio» fino ad arrivare alla «esaltazione teorica e pratica dei poteri del presidente». Cosa possa comportare, nell’armamentario i­deologico del Pd, l’innesto di una «concezione aziendalistica della giunta regionale» l’ha intuito D’Ale­ma, che è venuto a Cagliari per chia­rire, di fronte a un sushi di tonno di Carloforte, che il governatore non è un 'ammazzapartiti». Sul fronte opposto, Ugo Cappellac­ci, scelto da Berlusconi perché fida­tissimo (è il figlio del commerciali­sta di fiducia del Cavaliere sull’iso­la), contrappone al freddo unde­steatment del governatore l’arma della simpatia. Abissale la distanza emotiva tra i due, icasticamente raf­figurata dagli slogan: Soru insiste sul 'cambiamento' della Sardegna, Cappellacci la vuole far 'sorridere'. Il candidato del centrodestra fa leva sul gioco di squadra, promette un governo compatto ed efficace e in­siste sulle ferite della crisi in Sarde­gna: disoccupazione alle stelle, pro­duzioni al palo, record di cassinte­grati… Cappellacci ha trovato un al­leato prezioso nel Partito sardo d’a­zione che per la prima volta si schie­ra con PdL, Uds-socialisti, Riforma­tori, Mpa e Udc. «Dovevamo com­battere il rischio dell’uomo solo al comando» ci spiega il segretario na­zionale del partito sardo d’azione, Giacomo Sanna. L’accordo parla di valorizzazione della lingua e della cultura sarda ma soprattutto di «riforma urbanistica con rispetto delle competenze comunali» e «rie­quilibrio dei poteri tra presidente e Consiglio». In pratica, una contro­riforma in chiave anti Soru. Domenica il voto. Nel Pd tentazione del voto disgiunto che favorirebbe il Pdl.Aiutato anche dal Partito sardo d’azione che, per la prima volta, sceglie il centrodestra Stasera a Cagliari la sfida a distanza tra il governatore uscente del centrosinistra Renato Soru (nella foto a lato) e le’sponente del Pdl Ugo Cappellacci (nella foto a destra durante un comizio) A mezzanotte scatterà il silenzio elettorale in attesa del voto per l’elezione del presidente della Regione
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